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2020. Anno maledetto

2020. Anno maledetto, dal quale usciamo con le ossa rotte, ma con la voglia di ripartire

 

È stato un anno difficilissimo, durissimo, incredibile e, speriamo, irripetibile nella sua drammaticità. Dopo la prima ondata pandemica in primavera durante la quale abbiamo serrato le fila e trovato la forza di resistere e reagire, e dopo una stagione estiva che ha dato un certo sospiro di sollievo dal punto di vista commerciale, siamo stati colti e travolti nuovamente da questo maledetto Covid-19.

 

Fra ottobre e novembre i nuovi e continui DPCM, emanati dal Governo per fronteggiare il diffondersi della pandemia, hanno nuovamente messo alle corde il mercato Horeca, con l’aggravante di scaricare sullo stesso responsabilità che non gli appartengono. Autorevoli studi, infatti, affermano che il contagio da Coronavirus non si diffonde in bar e ristoranti, anche perché i locali a suo tempo, con l’avvio della Fase 2 dopo il primo lockdown, hanno ottemperato con estrema attenzione alle disposizioni dei protocolli anti Covid diventando, pertanto, luoghi sicuri. Zone rosse, arancioni e gialle, la confusione e i provvedimenti per fronteggiare il Covid hanno colpito fortemente, e quasi esclusivamente, il settore Horeca e, di riflesso, tutta la filiera distributiva costringendo, ancora una volta, i grossisti a far fronte ad una situazione estremamente difficile. Duole dirlo, ma l’interrogativo in queste situazioni è: perché questa categoria che comuqnue svolge una funzione essenziale sul mercato non ha un’adeguata rappresentanza politica, capace di intervenire e agire nelle sedi istituzionali e politiche per far valere i propri interessi?

Non è certo compito di un consorzio Commerciale, ma di fronte a questo ennesimo disastro il consorzio U.DI.AL. si è prontamente attivato per intervenire con alcune iniziative di sostegno della propria base sociale. Di concerto, con altri importanti consorzi italiani come San Geminiano, Adat in Helios insieme alla  Confesercenti, ha esercitato la doverosa pressione verso le istituzioni nazionali per il riconoscimento dei diritti dei distributori. E insieme a questi gruppi ha denunciato sui mezzi di stampa regionali e nazionale il disagio della categoria.

L’industria, come ho avuto più volte modo di ribadire, è rimasta imbambolata e paralizzata nel reagire, un 

Drink style, la rivista

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