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Crescita sì, ma non basta!

Andando a dare un’occhiata al rapporto FIPE (Federazione Italiana Pubblici Esercizi) emerge, per il mercato della ristorazione fuoricasa, un dato molto incoraggiante: il mercato nel 2017 è cresciuto dell’8% raggiungendo complessivamente la ragguardevole cifra di 80 miliardi di euro.

Un boom dovuto anche alla stagione estiva perfetta e a una crescita del comparto turistico che vede l’Italia sulla ribalta, sia perché abbiamo tutto per essere il primo Paese al mondo per turismo, sia perché negli ultimi tempi, causa terrorismo, molte mete sono diventate poco praticabili.

Bene, +8% c’è da essere contenti!

Sì, ma... perché il canale ingrosso tradizionale di beverage e food non è cresciuto di pari misura? È cresciuto meno, poco più del 5%. Che significa questo? Significa che il canale ingrosso ha perso per strada del valore e anche un bel po’ di milioni di euro.

Dove sono andati a finire questi soldi, chi ha servito quei locali per quel 3% che non torna?

Lo abbiamo scritto diverse volte e dibattuto anche nel recente convegno organizzato da U.DI.AL. (Bari, 1° febbraio 2018), i canali di distribuzione stanno cambiando, si stanno ibridando, altri competitor si affacciano pericolosamente e, come abbiamo visto, drenano fatturato e valore.

È necessario tenere sempre le antenne dritte. Un avvertimento che vale per tutti. Per l’industria in primis che deve rompere definitivamente gli indugi e dedicarsi al canale Ho.re.ca. nel modo più appropriato: non solo riequilibrando le discrepanze economiche con gli altri canale distributivi, ma anche valutando attentamente l’importanza di studiare formati specializzati per il mercato dei consumi fuoricasa, mettendoli a disposizione dei distributori, e soprattutto farlo in esclusiva. Poi, anche i distributori devono fare la loro parte e puntare senza indugi a un definitivo salto di qualità per competere in un mercato sempre più evoluto.

Formazione, anzitutto, perché di fronte ad un consumatore sempre più evoluto ci saranno esercenti sempre più preparati e, conseguentemente anche il distributore deve mettere in campo competenza e professionalità.

Specializzazione, anzi, multispecializzazione perché la crisi rende ormai necessario ampliare assortimenti per ottimizzare spazi e logistica, ma soprattutto per dare più prodotti/servizi ai propri clienti e conquistarne di nuovi.

E, inoltre, attività a sostegno del sell out per fidelizzare al meglio la clientela. Su questi punti il consorzio U.DI.AL. è come sempre pronto a fare la sua parte: sulla formazione ha già messo in pista specifiche attività sul marketing, trade marketing e logistica.

Per quanto riguarda gli assortimenti i soci U.DI.AL. trovano tante opportunità nei contratti GR.I.D.O. che ha in portafoglio accordi con oltre 300 industrie di marca, e poi attività mirate al trade, anche qui il consorzio si muove con progetti mirati, come sempre a sostegno dei soci e della loro crescita in un mercato sempre più competitivo.

 

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