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Dal Covid alla ripartenza: U.DI.AL. guarda al futuro

DAL COVID ALLA RIPARTENZA: U.DI.AL. GUARDA AL FUTURO
Ne parliamo con il General Manager di U.DI.AL. Luigi Cetrangolo
 
Come la crisi il Covid-19 ha cambiato il settore della distribuzione Ho.Re.Ca.. Quali conseguenze,
quali soluzioni?
Allora Cetrangolo, lo Tsuami Covid ha travolto il settore lasciando sul campo danni ingenti, fra i
più colpiti certamente i distributori Ho.re.ca., come state fronteggiando l’emergenza?
«Tutto il mondo della distribuzione si trova, purtroppo, in una situazione assolutamente
impensabile e imprevista. Quanto è accaduto, e quanto forse ancora dovrà accadere - visto che
ancora non sappiamo se, come e quando, i consumi del fuoricasa riprenderanno ai livelli pre-Covid
- pone tutti gli operatori della distribuzione di fronte alla stringente necessità di ripensare
velocemente, in maniera nuova e innovativa, i rapporti con l’industria, con i clienti e con i punti di
consumo. Bisogna entrare nella consapevolezza che, a parte le immani perdite che tutto il settore
ha subito, questa crisi segna un cambiamento epocale. Voglio dire che se dovessimo pensare che
sia passata la fase acuta della pandemia, e del conseguente crac economico, e che tutto torni come
prima commetteremmo un grave errore».
Come ha reagito il consorzio U.DI.AL.?
«Appena scoppiata la crisi, già nei primi giorni del lockdown, intuita l’onda d’urto che si stava
scatenando, siamo corsi ai ripari attivando tutta una serie di comunicazioni verso l’industria e le
istituzioni per sostenere le esigenze dei nostri soci. Molte attività le abbiamo realizzate in
collaborazione con altri valenti gruppi colleghi come Adat, San Geminiano ed Helios. Non sono
mancate poi tutta una serie di tempestive informative per essere vicini al socio in un momento così
delicato».
Quali sono stati i risultati effettivamente conseguiti?
«Posso rispondere dicendo che abbiamo ottenuto il massimo ottenibile. Certo, non ci aspettavamo
soluzioni dalla politica e dal Governo, verso i quali pur ci siamo fatti sentire, anzi, ritengo che gli
interventi governativi nella gestione di questa crisi siano stati assolutamente inconsistenti almeno
per quanto riguarda il settore dove operiamo, che certamente è stato fra i più penalizzati e il meno
aiutato. Ci aspettavamo, inoltre, un maggior coinvolgimento e una presa di coscienza da parte
dell’industria, ma anche qui devo segnalare alcuni atteggiamenti poco chiari, per non dire del
tutto... scorretti».
Può essere più chiaro, per favore?
«Premetto subito che un certo discutibile comportamento non riguarda tutta l’industria, ma una
parte di essa. Nella fase post lockdown, a causa di errate pianificazioni produttive o per precisa
scelta commerciale, o ancora perché obbligata da accordi vincolanti con i player della GDO, questa
parte di industria ha preferito privilegiare le forniture nel canale domestico piuttosto che nel
fuoricasa. Ho personalmente registrato decine e decine di segnalazioni di soci U.DI.AL. che sono
andati, fortunatamente, in rottura di stock durante Luglio-Agosto, ma che non hanno potuto
ricaricare. Ufficialmente non c’era prodotto, tranne poi scoprire che ce n’era eccome, anche tanto,
nell’altro canale ed era sempre in promozione a prezzi di mercato estremamente ridotti. Ecco, sono
questi gli atteggiamenti e le scelte che non ci sono certamente piaciute da parte di qualche
industria».
 
Forse perché questa industria non crede più nel canale Horeca e nella distribuzione tradizionale?
«No, questo non credo, sarebbe follia disertare il canale Ho.re.ca. dove per l’industria, è risaputo, vi
sono ancora margini di redditività più alti rispetto al canale moderno, così come sarebbe follia
rinunciare alla collaborazione del distributore tradizionale data la conoscenza che ha del proprio
mercato, del proprio territorio, della capillarità di consegne che riesce a garantire, del credito che
concede al mercato, etc, etc...».
E, allora, come spiega un tale comportamento?
«Molto semplice: incapacità di gestire l’emergenza Covid. Certo, lo ammetto, non era e non è cosa
facile, la mazzata è stata terribile per tutti, ma se da una parte distributori e punti di consumo
hanno reagito riaprendo, riadattandosi ai protocolli sanitari e alle nuove situazioni e alle tante
difficoltà, dall’altra, invece, ho notato che l’industria è come se si fosse rassegnata ad una perdita
secca e irrecuperabile per il 2020. Per questo motivo ritengo abbia riprogrammato le produzioni su
numeri al ribasso, sfruttato ogni possibile sostegno: dalla cassa integrazione allo smart working,
attendendo gli eventi. Sicché, quando il mercato è ripartito - con un Giugno, Luglio e Agosto che,
seppur molto sotto la media rispetto al 2019, sono stati buoni - si è ritrovata senza prodotto e ha
dovuto fare una scelta».
Quale scelta?
«Lo dicevamo prima: fornire la GDO o l’Ho.re.ca.? La scelta è stata per la GDO forse perché
obbligati da contratti quadro con chiare penalità in caso di non consegna merce, aspetti giuridici
che non sono mai stati considerati con la dovuta attenzione dagli operatori del canale Ho.re.ca.,
ma che sarebbe ora si cominciassero a prendere in seria considerazione. Una scelta, quella di una
certa industria, assolutamente sbagliata dal mio punto di vista, oltre che scorretta, senza contare
che, durante i mesi più caldi, alcuni manager, non avendo risposte plausibili, non rispondevano
neanche al telefono, pertanto i distributori Ho.re.ca. sono stati costretti ad andare a caricare quel
prodotto che mancava presso il canale moderno».
Si prevede, quindi, uno scontro con l’industria nella fase post-Covid?
«No, nessuno scontro, ma chiarezza di impegni, questo sì. È ora di parlarci chiaro, stabilire cosa
dobbiamo fare insieme, dove vogliamo arrivare, come dobbiamo risollevare questo mercato dopo il
disastro Covid, quali ruoli, quali compiti, quali responsabilità. Vogliamo, pretendiamo il massimo
rispetto dei ruoli, del lavoro e dello sforzo che compie la distribuzione. Non è più accettabile subire
condizioni diverse rispetto alle altre filiere di distribuzione».
Per concludere, come si sta attrezzando il consorzio U.DI.AL. per risalire la china?».
«Torno a quanto detto all’inizio: ci siamo subito mossi e dati da fare. Ora, al di là delle criticità con i
produttori, in questi mesi di Fase 2 abbiano realizzato decine e decine di attività promozionali,
sostenuto i soci in ogni possibile modo. Abbiamo compiuto uno sforzo straordinario nel ricercare e
contrattizzare decine di fornitori con prodotti idonei e specifici alla fase post-Covid, formati e
prodotti monouso, prodotti No Food, insomma, una nuova gamma di prodotti per fare business
oltre il nostro classico assortimento. Poi, personalmente, non appena ha avuto la possibilità fisica
di muovermi, ho riunito i Collaboratori Territoriali per rilanciare il nostro piano di sviluppo, ho
incontrato centinaia di soci, li ho ascoltati, ho preso nota delle loro esigenze. Siamo al lavoro con
tutto lo staff per trovare le soluzioni più opportune. Insomma, siamo sul pezzo, pronti a reagire e a
lavorare sodo, come sempre, anzi posso dire... come non mai».

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