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La Voce dei Soci

Ringraziamo tutti i soci che ci hanno scritto.

La loro vicinanza, la loro partecipazione, il coinvogimento è un fattore determinante per la forza e la coesione del consorzio.

 

LUISA ROMEO, Catania

«Da siciliana non posso non registrare che il nostro Mezzogiorno ha sofferto meno la diffusione dei contagi di Sars Covid-19, ma il “lockdown” imposto, ha comunque messo in ginocchio la nostra economia e compromesso il già debole tessuto sociale. Adesso il rischio di un default per il nostro Sud e per le nostre imprese, è tutt’altro che remoto. L’impatto del virus sull’economia, sul reddito delle famiglie e sul fatturato delle nostre Aziende è stato devastante. Stiamo assistendo impotenti ad una perdita di fatturato di oltre l’ 80% nel primo trimestre a seguito della chiusura di bar, pizzerie, ristoranti ed alberghi; attività che sono la spina dorsale e componente determinante del nostro Pil interno. Le misure economiche adottate dal Governo Conte per gli imprenditori del settore beverage, sono a mio parere, estremamente inadatte e mortificanti; mi riferisco in particolare al contributo di € 600,00 “concesso” alle partite iva, speravo fossero più incisive, veloci e meno burocratizzate. Ad esempio la Cassa Integrazione in Deroga, così come più volte denunciato anche sul quotidiano “La Sicilia” è stata liquidata con ritardi inaccettabili. Agli imprenditori è stata “offerta” la possibilità di chiedere un finanziamento in banca, garantito dallo Stato, ma ciò comporterebbe solo un ulteriore indebitamento ed indebolimento delle nostre Piccole e Medie Imprese, che operano in un settore, che è letteralmente scomparso con la pandemia di Covid-19. Servono a mio avviso, aiuti immediati ed audaci, come più consistenti contributi a fondo perduto per le imprese del comparto della distribuzione, dei grossisti, dell’ Ho.Re.Ca. e per tutto il settore della Ristorazione e del Turismo, costretti a chiudere le loro attività e a subire un crollo verticale dei fatturati. Grande plauso e testimonianza di vera vicinanza e stretta collaborazione, l’iniziativa, ideata ed intrapresa fra i Soci del Consorzio U.DI.AL. della Sicilia Orientale, in questo momento cruciale di blocco quasi totale delle  vendite; quella di orientare gli acquisti dei prodotti occorrenti, all’interno dei depositi e dei magazzini degli stessi Soci U.DI.AL. per allentare la “morsa” delle scadenze delle merci, in stallo dai distributori. Con l’arrivo della tanto agognata Fase 2, nulla è cambiato dal punto di vista del business, sarebbe auspicabile che, ove possibile, si ritorni quanto più’ velocemente possibile all’apertura  di tutte le attività commerciali, molte infatti non hanno ancora riaperto, per ridare ossigeno a tutta l’economia ed al nostro comparto, nel rispetto della salute pubblica. La preoccupazione è tanta, le difficoltà non mancano, ma la speranza e la voglia di rimettersi in gioco, devono essere la base e costituire il vero spirito di qualsiasi imprenditore di qualunque settore».

 

ADRIANO DI PIETRO, Francofonte (SR)

«In un momento storico e surreale come quello che stiamo vivendo, che sta mettendo a dura prova l’economia delle nostre aziende, credo sia necessario affrontare la Fase 2, che ci porterà sicuramente ad una notevole riduzione del lavoro, mettendo in atto delle strategie utili a ridurre al minimo le conseguenze disastrose di questa pandemia. Credo sia necessario contenere i costi, limitare i crediti, e creare un piano di supporto dedicato alla ripartenza dei punti di consumo horeca, un piano semplice ma diretto, veloce ed efficace nella sua realizzazione. Cooperazioni e sintonie sia con i colleghi del settore, con i quali potremmo sostenerci a vicenda, che con le industrie, partner indispensabili e preziosi per la crescita e lo sviluppo delle nostre aziende. A tal proposito prendo come esempio l’operato encomiabile dell’industria Sibeg di Catania che con il suo Amministratore Delegato dott. Luca Busi, nonostante i rischi e le difficoltà del momento, ha messo in campo, in tutta la Sicilia, uomini e strategie volte a sostenere, con promozioni e attività, sia la propria industria che le nostre aziende. Fiducioso nella collaborazione di colleghi e industrie, uniti, sono certo che tutti insieme torneremo più forti di prima».

 

Annotiamo con piacere la lunga e ricca comunicazione ricevuta dal socio della Sardegna Duilio Carzedda (che, per questioni di spazio, abbiamo dovuto sintetizzare e ce ne scusiamo) che ci parla di Pronto Bevi. Siamo decisamente soddisfatti di queste sue riflessioni, la piattaforma Pronto Bevi è stata recentemente rivista ed è disponibile in maniera molto flessibile per tutti i soci che vorranno sfruttarla. Offre una completa personalizzazione della propria offerta con volantini redatti secondo le esigenze del socio. Insomma tutto fatto su misura, proprio per andare incontro alle esigenze che esponeva il socio Carzedda.

 

DUILIO CARZEDDA, Sinicola (NU)

«Nei giorni, diciamo così, di lockdown abbiamo dovuto riorganizzare oltre che le nostre vite anche le nostre aziende, che con la chiusura del mercato si sono trovate sbilanciate venendo a mancare il classico servizio nei confronti del bar, dei ristoranti in generale a tutto il settore HoReCa e del beverage. Abbiamo però, diciamo così, volente nolente, dovuto prendere in considerazione il servizio a domicilio e ci siamo resi conto che, comunque sia, il numero delle persone che richiedono il servizio a domicilio si è implementato tantissimo, vuoi anche perché le regole igieniche che erano state date a grandi linee ai supermercati erano un po’ confusionarie, vuoi un po’ uno stato d’ansia, che è servito ai media per spaventarci un po’, ma anche direi la nostra capacità e professionalità del trasmettere al cliente che ordinava a domicilio il fatto che avessimo i presidi di sicurezza quali mascherine, guanti e quant’altro e che, comunque cercassimo in qualche maniera di essere al loro servizio e di non essere un pericolo per loro, ecco tutto questo ha, come dire, tranquillizzato molte persone anziane e di fatto ha fatto emergere nuove opportunità. La vendita a domicilio ai privati può essere una risorsa. Proprio a riguardo di questo, qualche giorno fa, è capitato di parlarne nella nostra piccola chat di gruppo “Gruppo Sardegna” per quanto riguardava la possibilità di implementare il servizio porta a porta anche con una piattaforma che abbiamo già nel consorzio che è Pronto Bevi in buona sostanza, che è quella che qua in Sardegna è stata un po’ bistrattata forse perché è un po’ distante da quelli che sono i nostri prodotti che chiaramente vendiamo, noi abbiamo un mercato molto territoriale legato ai prodotti locali e quant’altro, vuoi proprio per il motivo della scarsità di numero di abitanti in buona sostanza, ecco, il numero abitativo. Però potrebbe essere un’idea praticamente anche poter rilanciare quel tipo di progetto anche magari facendola accompagnare non più magari a una pagina internet che rimane un pochettino farraginosa e spesso e volentieri poco snella. Adesso le persone hanno gli smartphone e, insomma, i telefoni di ultima generazione nel quale, praticamente, con una semplice applicazione, in buona sostanza molto più snella, molto diretta, i clienti, diciamo così, fanno le loro ordinazioni. Mi è sembrato paradossale che il cliente, che noi comunque già servivamo, chiedere praticamente se avevamo determinati prodotti che si erano fatti spedire magari da Amazon o quant’altro, ecco».

 

ALESSANDRO SABATINI, Avezzano (AQ)

«È ormai chiaro che il settore Ho.Re.Ca. e quindi tutto il magnifico mondo dei consumi fuori casa non sarà più lo stesso dopo la pandemia. Quello che ancora non siamo in grado di stabilire è quali cambiamenti saranno temporanei e quali permanenti. La filiera Ho.Re.Ca., purtroppo, rientra nella categoria dei settori che hanno subito un maggiore danno economico, registrando perdite di fatturato fino al 90%. Di fatti, il confinamento imposto dal governo, e la paura del virus incidono e continueranno ad incidere (per i prossimi mesi o addirittura anni) notevolmente sui consumi ‘out of Home’. Abbiamo appena varcato la soglia della fase 2 e la maggior parte delle attività hanno riaperto (quasi il 70%) registrando un aumento significativo dei costi dovuto ai stringenti protocolli sulla sicurezza da rispettare imposti dalla Fase 2. I gestori dei punti vendita avranno di fronte un consumatore diverso, un consumatore accorto e preoccupato, che molto probabilmente preferirà trascorrere più tempo a casa e ordinare d’asporto tutti i prodotti food e beverage che gli offrivano quell’insostituibile esperienza di consumo direttamente nel punto vendita. Di fronte a questo scenario bisognerà quindi ridefinire il proprio modello di business, allargando la propria offerta e colpire il consumatore direttamente a casa. Per questo motivo nella nostra azienda, il primo passo è stato quello di attivare il servizio Pronto Bevi, ideato dal consorzio U.DI.AL., con il quale, attraverso un sito web personalizzato (facilmente fruibile) è possibile offrire prodotti food e beverage per i consumi domestici, effettuando l’ordine direttamente online. Anche se la pandemia ha distolto l’attenzione dal problema ecologico, inquinamento e salvaguardia della natura resteranno una priorità globale. Calcolando che una buona parte dei cittadini è sensibile a questi temi, molti preferiscono consumare prodotti in vetro e quindi si potrà differenziare la propria offerta proponendo articoli vuoto a rendere. Se vogliamo guardare il lato positivo, la crisi di queste settimane ha accelerato molte tendenze già in atto, tra cui la distribuzione digitale dei contenuti e se proprio dobbiamo cercare le ragioni di un di un cauto ottimismo, è in questa accelerazione tecnologica che forse possiamo cercarle».

 

SALVATORE CIANCIA, Chiaromonte (PZ)

«Ritengo molto importante che il nostro Consorzio si sia mosso con altri consorzi di nostri colleghi per avanzare richieste circostanziate alle istituzioni e al Governo. Condivido pienamente tutti i punti che l’istanza contiene. Tuttavia mi permetterete di mettere a fuoco uno dei problemi, forse il problema principale che attiene tutti noi, nessuno escluso, di questo ne sono più che certo. Sto parlando del problema del credito. Tutti, dico tutti siamo vittima di questo mal comportamento di moltissimi esercenti che sta portando molte aziende di distribuzione al collasso. E allora perché insieme agli altri punti, proposti al Governo, non chiedere una nuova, più efficace ed efficiente regolamentazione per risolvere una volta per tutte questo increscioso problema? Ogni giorno ci piovono addosso regolamenti di ogni genere, lacci e lacciuoli burocratici tra enti pubblici e privati e viceversa che tra privati e privati. La mia proposta è molto semplice: in funzione della categoria merceologica che viene venduta, oltre alla fattura elettronica che viene inviata in automatico all’Agenzia delle Entrate, veicolare anche dimostrazione dell’avvenuto pagamento, ovviamente nei tempi differiti anche in funzione dell’articolo oggetto della fattura. Tempi certi regolamentati da una legge certa e non da un Art. 62 che, diciamolo francamente, fa acqua da tutte le parti e non ha mai funzionato con le dovute coercizioni necessarie per far rispettare i tempi di pagamento.  Quindi secondo quanto propongo, l’avvenuto pagamento dovrà essere ovviamente trasmesso all’Agenzia delle Entrate, (oppure apposito ufficio statale) il quale dovrebbe avere il compito, una volta accertato il mancato pagamento di prendere una posizione netta e precisa. Faccio degli esempi semplificativi: Non hai pagato per una giusta causa, allora un fondo di garanzia andrebbe a coprire e a soddisfare il fornitore; Non hai pagato perché stai facendo il furbo, intanto far chiudere quell’attività per poi avviare una procedura di recupero immediato, come avviene in Paesi, che sotto questo aspetto, hanno molto da insegnarci, quali l’Inghilterra, Paesi Scandinavi ecc.. Questo mio sfogo-proposta è il frutto amaro di quanto avvenuto in questi due mesi, o meglio dopo pochi giorni dalla chiusura, quanti clienti, la maggior parte, parliamoci chiaro, ne hanno anche approfittato, senza che ce ne avessero davvero bisogno, di congelare i pagamenti già promessi (assegni-cambiali) aventi scadenza tra marzo-aprile-maggio, magari a copertura di forniture fatte a fine 2019 o inizio 2020. Detto questo credo a parte il Covid-19, il virus che colpisce questo nostro settore sia quello della mancanza di moralizzazione oltre che di regole certe. Sarebbe giusto che per la nostra categoria a tutela dei nostri diritti e del nostro lavoro queste regole ci fossero. Personalmente sono stanco di avere come unica discriminante sul punto vendita, la condizione di pagamento, piuttosto che competenza, preparazione disponibilità, ecc».

 

Drink style, la rivista

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