Una stagione in frenata. Una stagione a doppia faccia: una brutta, l’altra appena bella
Sì, diciamolo subito, l’estate 2023 non è stata all’altezza della precedente, i dati in crescita dei valori sono per lo più frutto del rincaro prezzi e dell’inflazione, mentre a volumi i dati sono contrastanti: da poco più alti in alcune aree, e per brevi periodi, a molto più bassi in altri.
Primo dato di fatto i flussi turistici, eravamo pronti per fare sfracelli... ma alla fine il segno è negativo. Non è stata un’estate da tutto esaurito. L’aumento dell’inflazione ha eroso il potere d’acquisto dei turisti e ha costretto le aziende a rivedere i loro prezzi al rialzo. Rialzi a volte assolutamente fuori da ogni logica. È innegabile che gli operatori turistici abbiano aumentato i prezzi a causa dell’afflusso di turisti nelle due estati successive alla pandemia attuando una strategia di speculazione, hanno puntato su brevi guadagni, senza comprendere che l’afflusso di turisti era dovuto alle circostanze eccezionali del post-Covid e non rappresentava un trend stabile nel tempo. Inoltre, il rialzo dei prezzi avrebbe escluso molte persone dalla possibilità di concedersi una vacanza.
C’è anche da dire che l’aumento dei prezzi non si è tradotto in un miglioramento dei servizi offerti dalle strutture agli ospiti e, dato che i turisti non sono ingenui e sono in grado di individuare mete alternative in cui vengono trattati meglio, magari vanno all’estero. Ed ecco salire automaticamente le quotazioni delle destinazioni estere. Secondo stime delle associazioni dei consumatori più di 1 italiano su 10 ha rinunciato a viaggi e vacanze causa caro-prezzi. Secondo stime JFC, gli italiani si sono ritrovati in tasca almeno 2mila euro in meno causa l’inflazione. Un’indagine Demoskopika ha rilevato una crescita media del 9% dei prezzi nel turismo con un aggravio di costi complessivo vicino ai 4 miliardi. Secondo Demoskopika si tratta di tensioni più elevate rispetto a Spagna, Grecia, Francia o anche Turchia che ha rilevato una crescita del 17% degli arrivi internazionali (primi sei mesi 2023) pari a 22 milioni e un +27% per le spese dei turisti (stimate in 21,7 miliardi di dollari). La Spagna registra un +24% per gli arrivi esteri (37,5 milioni in sei mesi) sul 2022, anche se i livelli sono ancora sotto i risultati 2019. Turismo e consumi fuori casa sono due settori interdipendenti ed è vero che l’Italia rimane una destinazione turistica ineguagliabile, ma non bisogna trascurare i segnali di pericolo.
Altro problema, non da poco, che ha inciso moltissimo è il cambiamento climatico che sta cambiando il volto del turismo. Le fughe di turiste e turisti in un luglio infuocato (il più caldo di sempre) al Sud Italia hanno messo come non mai in evidenza gli impatti della crisi climatica sul nostro Paese. C’è uno studio del centro ricerche della Commissione Europea che desta molte preoccupazioni. Il cambiamento climatico stravolgerà le mete turistiche. Un articolo di Bloomberg dice che il caldo estremo per l’industria dei viaggi nell’Europa Meridionale potrebbe avere un costo da 2 trilioni di dollari.